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Arte

Ultimo Aggiornamento: 03/05/2022 10:44
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30/03/2011 17:10
 
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"100 capolavori dallo Städel Museum di Francoforte. Impressionismo, Espressionismo, Avanguardia"


dal 1° aprile al 17 luglio 2011

La mostra rappresenta la prima occasione per una presentazione in Italia delle collezioni del celebre museo di Francoforte, una delle più ricche e prestigiose raccolte europee d'arte antica e moderna, fondata nel 1815 dal mercante e banchiere Johann Friederich Städel.
In adesione alla vocazione "modernista" di Palazzo delle Esposizioni, la selezione proposta si orienta sulla porzione otto-novecentesca della collezione tedesca, offrendo una panoramica che spazia sulla storia dell'arte europea dai Nazareni ai Romantici, dal Realismo all'Impressionismo, dal Simbolismo alle Avanguardie. Articolata in sette scansioni stilistico-cronologiche da distribuire nelle sette gallerie ai lati della monumentale Rotonda di Palazzo delle Esposizioni, la mostra presenterà, tra gli altri, capolavori di Tischbein, Koch, Corot, Monet, Degas, Renoir, Van Gogh, Cézanne, Böcklin, Feuerbach, fino a Moreau, Redon, Hodler, Munch, Beckmann, Ernst, Klee, Picasso.
La mostra apre sullo scenario del classicismo tedesco di primo Ottocento, introdotto dal celeberrimo ritratto di Goethe in riposo sullo sfondo della campagna romana, realizzato nel 1787 da Tischbein e diventato simbolo assoluto del mito italico del Grand Tour. A seguire, un vasto omaggio all'impressionismo francese - dai paesaggi realisti di Corot e Courbet al radioso impressionismo dei ritratti di Renoir fino alle sontuose atmosfere parigine di Degas. Lo snodo centrale della mostra è dedicato al Simbolismo, rappresentato dai suoi protagonisti assoluti (Böcklin, Ensor, Moreau, Munch e Redon) con le loro evocazioni di mondi immaginati e inquietanti, cui fa eco un raffinato gruppo di opere Nabis (Bonnard, Vallotton e Vuillard). La mostra dà spazio quindi a capolavori dell'Espressionismo tedesco, rappresentato dai gruppi Die Brücke (con Heckel e Nolde) e Der Blaue Reiter (con Marc e Jawlensky), la cui produzione si orienta su una formula pittorica drammatica e radicale.
A Max Beckmann, artista di marca espressionista ma difficilmente riducibile ad una corrente precisa, e al suo stile potente ed incisivo che riflette le complessità della cultura europea d'inizio secolo, è dedicata un'intera sezione, mentre lo sperimentalismo visionario di artisti come Max Ernst, Paul Klee e Pablo Picasso offrono, in conclusione della mostra, una panoramica d'eccezione sul confine novecentesco della modernità.

A cura di Felix Krämer.

Orario d'apertura: martedì, mercoledì, giovedì dalle v10 alle 20; venerdì e sabato 10-23.30; domenica 10-20; L'ingresso è consentito fino a un'ora prima della chiusura
Biglietti: Intero € 12.50; ridotto € 10
Informazioni: PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI, via Nazionale 195 - Roma

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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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27/04/2011 10:05
 
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il quadro del giorno..





L'impero delle luci -Magritte
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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07/05/2011 11:22
 
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Proust e Monet, percorsi creativi

Il nuovo libro di Giuliana Giulietti si ripercorrono le tappe
e i punti di contatto dei due artisti


Il ruolo decisivo di Claude Monet nella formazione estetica di Marcel Proust e i punti di contatto tra le loro poetiche: ecco l’itinerario lungo il quale l’autrice di queste pagine Giuliana Giulietti ci accompagna, nel suo libro «Proust e Monet» pubblicato da Donzelli Editore, ripercorrendo le tappe più significative dei due percorsi creativi - dall’incompiuto «Colazione sull’erba» del giovane Monet all’incompiuto «Jean Santeuil» del giovane Proust, sino ai loro massimi capolavori, «Le grandi decorazioni» dell’Orangerie di Parigi e «Alla ricerca del tempo perduto». Scopriamo così che l’elaborazione dei grandi temi proustiani - il tempo, l’oblio, la memoria involontaria - si è intrecciata alle meditazioni dello scrittore sulla pittura di Monet, dai primi dipinti impressionisti all’invenzione delle «serie», in particolare quelle delle «Cattedrali», dei «Mattini sulla Senna», delle «Ninfee».
Con straordinaria acutezza e in ragione di profonde affinità, Proust intuiva che il vero «soggetto» di quelle serie meravigliose, che lui vedeva trascorrere da una tela all’altra, era il tempo, il tempo «sovrano reggitore e regolatore della nostra vita e dell’universo», che nel suo flusso nascosto trasporta in un perenne andirivieni, dal nulla verso il nulla, esseri e cose. Consapevole di quanto effimero fosse lo splendore dell’attimo che subito si spenge, Monet cercava con le «serie» di vincere - attraverso la durata - la caducità e l’oscura morte che l’accompagna. Dunque, per Monet come per Proust, l’opera d’arte diventa il luogo in cui fissare «una realtà che sta per lasciarci per sempre» e per ritrovare, nel felice presente della creazione, il tempo perduto.


Periodo di picnic e colazioni sull'erba..

Manet..




Monet...








Meglio quella di Manet per me [SM=g7557]



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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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10/05/2011 12:39
 
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Alla ricerca di Monna Lisa
Iniziano gli scavi




Il georadar ha evidenziato la presenza di una cripta
che potrebbe contere i resti mortali della modella della Gioconda, Lisa Gherardini


Si fa sempre più probabile la presenza dei resti mortali di Monna Lisa nell’ex convento di Sant’Orsola a Firenze. Gli esami del geo-radar, eseguiti per tre giorni, dal 27 al 29 aprile, i cui risultati sono stati resi noti ieri, hanno confermato «la presenza di una probabile cripta nell’ex chiesa di Sant’Orsola adibita al culto esterno ed anche ad accogliere le sepolture esterne». Lo ha annunciato Silvano Vinceti, responsabile della ricerca della tomba di Lisa Gherardini, da molti, a partire dal Vasari, considerata la modella della Gioconda di Leonardo da Vinci, e presidente del Comitato nazionale per la valorizzazione dei beni storici, culturali e ambientali. Anche nei due chiostri adiacenti all’ex chiesa, ha precisato Vinceti, il georadar ha rilevato «zone dove potrebbero esservi sepolture».

Domani, mercoledì 11 maggio, alle ore 10.30, avranno inizio gli scavi per il recupero dei resti mortali della moglie del ricco commerciante fiorentino Francesco del Giocondo, morta all’età di 63 anni nel 1542. Una dei discendenti di Lisa Gherardini del Giocondo, la principessa Natalia Guicciardini Strozzi, assisterà agli scavi, che prenderanno avvio all’interno dell’ex chiesa dove è stata segnalata la presenza di una cripta 1,90-2,00 metri sotto il pavimento, a destra rispetto dove un tempo vi era l’altare. Intanto hanno preso avvio le operazioni per rimuovere da quell’area il cemento armato, spesso 36 centimetri. Lo scavi di mercoledì prossimo, dunque, inizierà dalla terra.

«Per quanto concerne il sottosuolo della chiesa di Sant’Orsola, che secondo alcuni documenti storici inediti - raccolti dal Comitato - era adibita a sepolture di persone laiche e non appartenenti all’ordine monacale, il risultato definitivo dell’esame con il georadar evidenzia la probabile presenza di una cripta adibita alle sepolture nonchè di probabili sepolture collocate sotto il pavimento della chiesa. Anche nei due chiostri, quello grande e quello piccolo, adiacenti alla chiesa di S. Orsola, i risultati definitivi dell’esame compiuto con il geo-radar hanno evidenziato alcune zone che possono celare resti mortali umani e che saranno oggetto di scavo», si legge in un comunicato.

Silvano Vinceti ha dichiarato: «I risultati a nostra disposizione grazie all’esame del sottosuolo della chiesa di S. Orsola nonchè quello dei due chiostri sono molto importanti. Pur se si tratta di previsioni, considerando che solo gli scavi ci diranno concretamente che cosa vi sia o non vi sia sottoterra, viene confermata la probabile presenza di una cripta e di alcune sepolture al di sotto del pavimento dove pertanto speriamo di trovare i resti mortali di Monna Lisa».
«Non possiamo scartare la possibilità che anche in uno dei due chiostri vi possano essere sepolture - ha aggiunto Vinceti - fra le quali potrebbe trovarsi quella di Lisa Gherardini. Mercoledì 11 maggio, sotto la direzione della sopraintendenza archeologica di Firenze, inizieremo gli scavi veri e propri e quella sarà la prova del fuoco». Anche questa seconda fase della ricerca verrà seguita dai principali mass media nazionali e internazionali. Oltre alla Bbc, Cnn, Al Jazeera già presenti nella fase del georadar, si sono aggiunti altre importanti tv giapponesi, francesi, americane, russe e tedesche.
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la cercano col georadar [SM=g27993] ..ma poi come avrebbero la certezza che è lei^? boh
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18/05/2011 16:46
 
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Da Warhol a Koons, Made in Italy a Roma

Dal 27/5 una collettiva alla Gagosian che celebra i 150 anni unita' d'Italia


ROMA - Da Robert Rauschenberg a Basquiat, da Andy Warhol a Cy Twombly a Jeff Koons, i protagonisti mondiali dell'arte del secondo '900 saranno in mostra a Roma, dal 27 maggio, nell'unica sede italiana della Gagosian Gallery, per una rassegna che vuole celebrare i 150 dell'Unita' d'Italia. Intitolata Made in Italy, l'importante esposizione sara' una riflessione su come gli antichi maestri abbiano continuato a influenzare generazioni di artisti, fino a quelle contemporanee. Un richiamo irresistibile, che ha le sue radici nelle profondita' della storia.

Curata da Mario Codognato, l'importante collettiva intende tracciare un inedito percorso italiano attraverso l'opera di alcuni tra i maggiori artisti degli ultimi 60 anni: Georg Baselitz, Jean Michel Basquiat, Joseph Beuys, Dike Blair, Marcel Duchamp, Alberto Giacometti, Douglas Gordon, Andreas Gursky, Damien Hirst, Howard Hodgkin, Mike Kelley, Jeff Koons, Louise Lawler, Roy Lichtenstein, Richard Prince, Robert Rauschenberg, Gerhard Richter, Richard Serra, Cindy Sherman, David Smith, Thomas Struth, Cy Twombly, Andy Warhol, Lawrence Weiner.

L'attrazione esercitata dall'Italia ha attraversato i secoli conoscendo un momento di particolare splendore a cavallo tra '700 e '800, all'epoca del cosiddetto Grand Tour, quando artisti-viaggiatori inglesi, americani, francesi e tedeschi varcavano le Alpi per sperimentare da vicino la grande tradizione classica conosciuta solo sui libri, per ammirare i capolavori di un passato idealizzato e immergersi in uno stile di vita completamente diverso. Il Bel Paese si consolidava cosi' quale idea e ideale artistico: gli esotismi bizantini di Venezia, lo splendore del Rinascimento fiorentino, l'infatuazione per le vestigia della Roma classica stordivano e ispiravano i giovani letterati in questa loro straordinaria esperienza formativa.

Nonostante siano passati a piu' di 300 anni dall'inizio di questa tradizione, l'esperienza italiana rimane ancora talmente rilevante da emergere nella produzione di numerosi artisti moderni e contemporanei. Una suggestione vivissima in cui l'impareggiabile ricchezza del patrimonio storico-artistico e' solo una delle molte componenti. Ecco dunque nel percorso espositivo della Gagosian una traccia di come i capolavori della storia dell'arte di tutti i tempi, da Leonardo a Caravaggio a de Chirico hanno via via influenzato opere di Duchamp, Warhol e Sherman.

E se Lichtenstein o Basquiat si sono ispirati all'archeologia e Richter e Gursky hanno subito il fascino dell'universalita' del paesaggio, Giacometti e Koons hanno trovato qui l'unicita' del canone femminile e Beuys, Kelley e Serra le suggestioni della storia o i personaggi della cultura contemporanea. ''L'Italia, o meglio le tante civilta' che si sono succedute nei millenni sul suo territorio - dice Codognato - costituiscono un caso unico di continuita' storica e artistica''. Una peculiarita' che ha reso il Bel Paese un punto di riferimento, di attrazione e di scontro per gli artisti visivi di tutto il mondo occidentale. ''L'Italia - conclude il curatore - ha una doppia identita', e' passato e presente, e' archeologia e creativita' contemporanea, coagula simultaneamente il peso della tradizione e le contraddizioni della modernita'''.

ansa.it
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20/05/2011 11:45
 
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«La statua di Wojtyla sembra una garitta»
Le critiche dell'Osservatore Romano
Il quotidiano vaticano: scarsa riconoscibilità. Pdl: nuovo concorso. Il Pd: ennesima lite maggioranza




ROMA - Sulla statua di papa Wojtyla inaugurata ieri davanti alla stazione Termini, che già molte polemiche ha suscitato per le sue qualità artistiche, interviene oggi anche l'Osservatore Romano, secondo il quale l'opera dello scultore Oliviero Rainaldi inaugurata ieri dal cardinale Vallini con il sindaco Alemanno e il ministro Matteoli, «pecca di una scarsa riconoscibilità».

Il giornale vaticano plaude all'idea della statua che rammenti il papa-viaggiatore alle folle di viaggiatori che arrivano a Roma, ma critica la realizzazione: «La suggestione dell'opera - scrive - consiste nell'abbraccio ideale che il Pontefice era solito dare ai fedeli della sua diocesi e offrire ai molti pellegrini e visitatori» ma «il suo volto, situato in cima alla struttura, ha però solo una lontana somiglianza con quello del Papa. E complessivamente il risultato non sembra all'altezza dell'intento, tanto che in proposito già si sono levate voci critiche. Per chi esce dalla stazione sembra infatti un enorme monumento indistinto più che un immediato e inequivocabile omaggio a Giovanni Paolo II. Ci si può quindi domandare se non sarebbe stato meglio privilegiare questo aspetto, viste l'importanza e la collocazione del monumento».

L'Osservatore Romano descrive la statua come «una scultura singolare, squarciata dal vento che la fa somigliare a una tenda aperta o, come ha detto qualcuno, a una campana. Quando il bozzetto di quest'opera è stato visto per l'approvazione presentava una simbologia molto più evidente. Quella che oggi sembra una campana era infatti un tabarro rosso aperto in modo naturale, come appare in molte suggestive immagini di Giovanni Paolo II. Quel mantello, infatti, doveva ricordare il gesto espressivo e simbolico, più volte ripetuto dal Papa, che voleva così accogliere sotto la sua protezione i fedeli di Roma e del mondo».

«Sulla piazza, invece, ci troviamo di fronte - rimarca l'Osservatore Romano - a un violento squarcio, come di bomba, che finisce quasi per assimilare quel mantello a una garitta, sormontata da una testa del Papa eccessivamente sferica». Per il quotidiano vaticano «resta comunque molto importante e lodevole la decisione del Comune di Roma, che in questo modo ha promosso un'iniziativa efficace per completare e perfezionare il rapporto tra Giovanni Paolo II e la stazione Termini, già nel 2006 dedicata al Papa così amato e che ora è stato proclamato beato dal suo immediato successore». A Rainaldi comunque va riconosciuto almeno «un merito: quello di volersi intenzionalmente distaccare dalla classica iconografia papale per calarla nella modernità».

Il Pdl: un oltraggio. «La statua dedicata a Papa Wojtyla, inaugurata ieri davanti la stazione Termini, doveva essere la ciliegina sulla torta degli eventi previsti per la beatificazione di Giovanni Paolo II ma rischia di essere una macchia di fango permanente e oltraggiosa per la sua memoria - dice il presidente della Commissione Cultura di Roma Capitale, Federico Mollicone - Il fatto che l'opera sia stata donata non presuppone l'accettazione passiva da parte della Sovraintendenza e dell'Amministrazione capitolina. Rappresentare Beato Giovanni Paolo II come una campana sventrata è un oltraggio alla sua figura e alla sua memoria: per questo hanno pienamente ragione tutti coloro che ieri l'hanno criticata duramente. Sarebbe utile un concorso di artisti per disegnare un'altra opera, trasferendo la statua di Oliviero Rainaldi in un contesto meno pubblico». Attacca anche Andrea De Priamo, consigliere Pdl membro della commissione Urbanistica: «La statua è uno dei peggiori esempi di arte contemporanea innestati nel centro storico della Capitale, paragonabile per bruttura alla teca di Meier che oscura l'Ara Pacis e ai tanti e scellerati interventi urbanistici perpetrati ai danni del territorio. Sinceramente non comprendiamo le motivazioni che hanno portato alla scelta di un'opera di questo tipo, che non solo non raffigura degnamente il messaggio universale di Giovanni Paolo II, ma che dequalifica la sua figura ad un prodotto concettuale e autoreferenziale dell'artista. Sosteniamo per questo la proposta del collega presidente della Commissione Cultura, Federico Mollicone, di un concorso di artisti per una nuova stata dedicata a Papa Wojtyla, valutando una collocazione alternativa dell'opera ora presente davanti la Stazione Termini».

Il Pd: nel Pdl liti da comari. «Che la maggioranza di Alemanno ormai sia in lite perenne è sotto gli occhi di tutti, come è evidente che nella città tutto sia inesorabilmente fermo. È davvero singolare però che nelle varie correnti della Pdl romana ci si azzuffi addirittura sulla nuova statua di Wojtyla, inaugurata ieri dal sindaco Alemanno. Sicuramente non si tratta di una grande opera d'arte, ma da qui a trovare il modo anche su questa vicenda di punzecchiare il primo cittadino di Roma ce ne passa! Dalla Pdl si può ben dire che ormai ci aspettiamo di tutto, anche queste liti da comari», dice in una nota Enzo Foschi, consigliere regionale Pd.

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ammazza quanto è brutta..per una volta sono d'accordo con l'osservatore Romano ..sembra la garitta di una caserma [SM=x2478856]






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20/05/2011 12:01
 
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tempo un settimana e sarà piena di pisciate dei barboni
20/05/2011 14:50
 
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Re:
Sound72, 30/03/2011 17.10:

"100 capolavori dallo Städel Museum di Francoforte. Impressionismo, Espressionismo, Avanguardia"


dal 1° aprile al 17 luglio 2011

La mostra rappresenta la prima occasione per una presentazione in Italia delle collezioni del celebre museo di Francoforte, una delle più ricche e prestigiose raccolte europee d'arte antica e moderna, fondata nel 1815 dal mercante e banchiere Johann Friederich Städel.
In adesione alla vocazione "modernista" di Palazzo delle Esposizioni, la selezione proposta si orienta sulla porzione otto-novecentesca della collezione tedesca, offrendo una panoramica che spazia sulla storia dell'arte europea dai Nazareni ai Romantici, dal Realismo all'Impressionismo, dal Simbolismo alle Avanguardie. Articolata in sette scansioni stilistico-cronologiche da distribuire nelle sette gallerie ai lati della monumentale Rotonda di Palazzo delle Esposizioni, la mostra presenterà, tra gli altri, capolavori di Tischbein, Koch, Corot, Monet, Degas, Renoir, Van Gogh, Cézanne, Böcklin, Feuerbach, fino a Moreau, Redon, Hodler, Munch, Beckmann, Ernst, Klee, Picasso.
La mostra apre sullo scenario del classicismo tedesco di primo Ottocento, introdotto dal celeberrimo ritratto di Goethe in riposo sullo sfondo della campagna romana, realizzato nel 1787 da Tischbein e diventato simbolo assoluto del mito italico del Grand Tour. A seguire, un vasto omaggio all'impressionismo francese - dai paesaggi realisti di Corot e Courbet al radioso impressionismo dei ritratti di Renoir fino alle sontuose atmosfere parigine di Degas. Lo snodo centrale della mostra è dedicato al Simbolismo, rappresentato dai suoi protagonisti assoluti (Böcklin, Ensor, Moreau, Munch e Redon) con le loro evocazioni di mondi immaginati e inquietanti, cui fa eco un raffinato gruppo di opere Nabis (Bonnard, Vallotton e Vuillard). La mostra dà spazio quindi a capolavori dell'Espressionismo tedesco, rappresentato dai gruppi Die Brücke (con Heckel e Nolde) e Der Blaue Reiter (con Marc e Jawlensky), la cui produzione si orienta su una formula pittorica drammatica e radicale.
A Max Beckmann, artista di marca espressionista ma difficilmente riducibile ad una corrente precisa, e al suo stile potente ed incisivo che riflette le complessità della cultura europea d'inizio secolo, è dedicata un'intera sezione, mentre lo sperimentalismo visionario di artisti come Max Ernst, Paul Klee e Pablo Picasso offrono, in conclusione della mostra, una panoramica d'eccezione sul confine novecentesco della modernità.

A cura di Felix Krämer.

Orario d'apertura: martedì, mercoledì, giovedì dalle v10 alle 20; venerdì e sabato 10-23.30; domenica 10-20; L'ingresso è consentito fino a un'ora prima della chiusura
Biglietti: Intero € 12.50; ridotto € 10
Informazioni: PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI, via Nazionale 195 - Roma





Come è? ci siete stati? perchè 12,5 euro non sono pochi...spero che il curatore abbia avuto il buon senso di illuminare bene le opere e fare un bel percorso per la mostra.
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23/05/2011 12:06
 
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Re: Re:
faberhood, 20/05/2011 14.50:




Come è? ci siete stati? perchè 12,5 euro non sono pochi...spero che il curatore abbia avuto il buon senso di illuminare bene le opere e fare un bel percorso per la mostra.




l'intero costa 10 in realtà, se la abbini a quella di Lotto in tutto sono 18 €.
Grande mostra secondo me, perchè grande deve essere lo Stadel Musem.
Ho visto almeno 20 capolavori di autori diversi.Oggi pom magari posto qualcosa..però quando ti fai in serie Monet, Renoir, Van Gogh, Delacroix, Liebermann,Daubigny., Picasso, Klee e altri ancora esci proprio carico..e poi penso basti il ritratto di Goethe di Tischbein nella prima sala per farti prendere bene la mostra.. La disposizione nelle sale aiuta la visione perchè si va x temi e cronologicamente, dai Nazareni tedeschi, passando per romanticismo, realismo, impressionismo, espressionismo fino al cubismo e all'arte moderna.
L'illuminazione è quella che è, e i riflessi sul vetro non qaiutano a volte, piu' che altro il Palazzo così arioso fa da eco a rumori esterni fastidiosi, oltre a continue segnalazioni di allarme per chi supera la linea di sicurezza. Però per le opere esposte ne vale la pena.
La mostra di Lotto alle Scuderie è notevole, solo che là l'illuminazione appesantisce proprio,un pò come era stato per Caravaggio, passi dal buio cupo, a penombra a luci accese, oltre al disagio dei corridoi stretti. Ed è anche impegnativa come mostra perchè parti subito con mega polittici e pale di Madonne, angeli e tris di Santi per 3 sale ..quando arrivi al piano superiore i ritratti e le opere laiche le vedi che hai quasi " dato tutto" come ocncetrazione.
Grande autore cmq..

Certo l'abbinamento del gioco del Lotto alla mostra se lo potevano risparmià [SM=x2478856] ma rispetto alla statua del Papa ( che ho incrociato sabato a Termini--l'hanno fatto verde adesso [SM=g27993] ) non è niente..
[Modificato da Sound72 23/05/2011 12:06]
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
23/05/2011 12:25
 
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Re: Re: Re:
Sound72, 23/05/2011 12.06:




l'intero costa 10 in realtà, se la abbini a quella di Lotto in tutto sono 18 €.
Grande mostra secondo me, perchè grande deve essere lo Stadel Musem.
Ho visto almeno 20 capolavori di autori diversi.Oggi pom magari posto qualcosa..però quando ti fai in serie Monet, Renoir, Van Gogh, Delacroix, Liebermann,Daubigny., Picasso, Klee e altri ancora esci proprio carico..e poi penso basti il ritratto di Goethe di Tischbein nella prima sala per farti prendere bene la mostra.. La disposizione nelle sale aiuta la visione perchè si va x temi e cronologicamente, dai Nazareni tedeschi, passando per romanticismo, realismo, impressionismo, espressionismo fino al cubismo e all'arte moderna.
L'illuminazione è quella che è, e i riflessi sul vetro non qaiutano a volte, piu' che altro il Palazzo così arioso fa da eco a rumori esterni fastidiosi, oltre a continue segnalazioni di allarme per chi supera la linea di sicurezza. Però per le opere esposte ne vale la pena.
La mostra di Lotto alle Scuderie è notevole, solo che là l'illuminazione appesantisce proprio,un pò come era stato per Caravaggio, passi dal buio cupo, a penombra a luci accese, oltre al disagio dei corridoi stretti. Ed è anche impegnativa come mostra perchè parti subito con mega polittici e pale di Madonne, angeli e tris di Santi per 3 sale ..quando arrivi al piano superiore i ritratti e le opere laiche le vedi che hai quasi " dato tutto" come ocncetrazione.
Grande autore cmq..

Certo l'abbinamento del gioco del Lotto alla mostra se lo potevano risparmià [SM=x2478856] ma rispetto alla statua del Papa ( che ho incrociato sabato a Termini--l'hanno fatto verde adesso [SM=g27993] ) non è niente..




Grazie Ennio, sei stato mejo delle recensioni di Romac'è....
[SM=g7348]
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Re: Re: Re: Re:
faberhood, 23/05/2011 12.25:




Grazie Ennio, sei stato mejo delle recensioni di Romac'è....
[SM=g7348]




aho volendo organizzo visite guidate, prezzo trattabile per forumisti [SM=g7557]








Degas
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Roma Nascosta tutta da scoprire sbirciando sotto la superficie





oma, 25 maggio – Archeologi e studiosi saranno i narratori d’eccezione per “Roma nascosta. Percorsi di archeologia sotterranea”, viaggio nel sottosuolo alla scoperta dei segreti “profondi” di una storia millenaria. Per la terza edizione, dal 27 maggio al 5 giugno, i visitatori degli oltre 40 siti archeologici saranno accompagnati nelle loro esplorazioni da un programma ricco di performance artistiche, musica dal vivo, visite guidate e laboratori a tema.


Dieci giorni per scoprire una Roma misteriosa e magica, vestigia sotterranee celate allo sguardo quotidiano, come i resti dell’acquedotto Vergine in via del Nazareno, magnifico esempio di ingegneria idraulica concepito per rifornire le Terme di Agrippa (e che tuttora alimenta la fontana di Trevi), o percorrere parzialmente il tracciato dell’unico acquedotto antico ancora funzionante dall’epoca di Augusto.

Tanti i soggetti, istituzionali e privati, che hanno contribuito a realizzare questo viaggio inconsueto e sorprendente. Tra gli altri il Fondo Edifici di Culto, la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma e il Vicariato di Roma hanno reso possibile ripercorrere la storia precedente l’edificazione delle chiese di S. Lorenzo in Lucina, di S. Maria in via Lata, o la visita alle Case dei SS. Giovanni e Paolo, parte di un complesso residenziale di età romana estremamente ben conservato, databile tra il I e il IV secolo d.C.

La Sovraintendenza di Roma Capitale renderà accessibili l’insula romana di San Paolo alla Regola, mirabile esempio della crescita della città su sé stessa, la soprastante insula con le sue varie fasi costruttive, il Mitreo del Circo Massimo, testimonianza del culto dedicato ad una divinità straniera legata all’ambito militare, con Mitra che uccide il toro; la Cisterna delle Sette Sale, con i suoi nove ambienti che contenevano milioni di litri d’acqua per alimentare le Terme di Traiano sul Colle Oppio, mentre ai Fori Imperiali per l’occasione sarà possibile camminare lungo il percorso sotterraneo che collega i fori dei due imperatori. Altro sito visitabile è la villa romana immersa nella pineta di Castel Fusano detta “ della Palombara”, già nota come villa di Plinio che fa parte del sistema di ville attestate fin dall’età repubblicana sulla costa laziale.



Ma il programma di “Roma nascosta. Percorsi di archeologia sotterranea” è ricchissimo: per consultarlo integralmente, ed avere informazioni sulle prenotazioni, sugli orari e i dettagli delle visite, anche www.zetema.it . La prenotazione è obbligatoria,al prezzo contenuto di 5 euro.


Anche l’edizione 2011, come già quella passata, vede coinvolte in un’ampia collaborazione Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico Sovraintendenza ai Beni Culturali, la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, il Fondo Edifici di Culto, l’Ambasciata di Francia a Roma, la Provincia di Roma, il Vicariato di Roma, Acea e la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra.
[Modificato da lucolas999 26/05/2011 09:01]
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08/06/2011 12:28
 
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Bronzi di Riace trasformati in bulli
Dal sito della Regione: «questa prima parte della campagna promozionale è costata 2,5 milioni di euro»


I critici: non si trattano così due capolavori, questa pubblicità ci danneggia e va ritirata


«Ritirate quello spot: ci danneggia!». I bronzi di Riace in versione «giovanottoni volgarissimi e abbronzati» che nella pubblicità della Calabria fanno «pari montagna, dispari mare» mostrando chiappe e pudenda come due bulli di un club nudista, hanno lasciato molti calabresi a bocca aperta: «Ma è questo il modo di trattare due capolavori?».
Tutto è cominciato con un corsivo su il Quotidiano della Calabria che consigliava al presidente della Regione Giuseppe Scopelliti: «La Calabria è troppo bella per essere manipolata maldestramente al fine di farne uno spot. Poche immagini di questa terra straordinaria e delle sue opere valgono più di un brutto messaggio pubblicitario in cui si deturpano anche i Bronzi di Riace».



Lo spotMa era solo l'inizio. Il giorno dopo, il calabrese Salvatore Settis, che da anni difende l'onore dei calabresi nel mondo non con le chiacchiere o le ire funeste dettate da campanilismo permaloso ma dirigendo prima il Getty Center di Los Angeles e la Scuola Normale di Pisa, poi insegnando al Prado o presiedendo oggi il Consiglio scientifico del Louvre, ha fatto a pezzi ancora sul giornale diretto da Matteo Cosenza la scelta di «calabresizzare» i Bronzi. Spingendosi perfino, udite udite, a chiedersi: e se avesse ragione Galan?


Al grande archeologo, la campagna ideata da qualche genio della pubblicità non è piaciuta affatto: «Lo spot che arrossendo di vergogna ci toccherà vedere in tv nelle prossime settimane esibisce i due venerandi Bronzi trasformati in giovanottoni volgarissimi e abbronzati, degni del seguito di Cetto La Qualunque, che fanno a pari e dispari esibendo chiappe e quant'altro».
Lo dicesse un settentrionale come Vittorio Sgarbi (durissimo nello stroncare le rivendicazioni d'inamovibilità e «calabresità» delle statue: «I Bronzi sono dello Stato!») o Giancarlo Galan, reo di avere messo in dubbio il modo in cui i Bronzi sono valorizzati (un terzo dei visitatori a pagamento rispetto agli ippopotami dello zoo di Pistoia) apriti cielo! Basti ricordare la reazione dell'Ordine degli avvocati di Catanzaro alla denuncia dell'esame di abilitazione in cui 2.295 compiti su 2.301 (tutti meno sei) degli aspiranti avvocati erano stati copiati parola per parola: «La ferocia demolitrice con cui la stampa, la radio e la televisione hanno aggredito tutta la città di Catanzaro...». Guai, se un'obiezione arriva dal nord del Po. Fatta invece da un grande calabrese, chissà che la denuncia non faccia pensare...


Tanto più che Settis affondava il coltello ricordando la quantità di potenziali turisti che sarebbero stati (sgradevolmente) raggiunti: «Secondo la dichiarazione del presidente Scopelliti sarebbe "un segnale di cambiamento, per fare del turismo una fonte di ricchezza". E infatti, risulta dal sito della Regione, "questa prima parte di campagna utilizza risorse per 2,5 milioni di euro". Complimenti a chi li ha intascati: ma questo uso irrispettoso e volgare dei Bronzi rischia di dar ragione a chi, come il ministro Galan, dice che la Calabria non li merita».
Tanto più che, spiega Settis al Corriere, «la nave che portava i Bronzi, molto probabilmente attici o peloponnesiaci e strappati dalle loro basi durante una razzia, affondò casualmente davanti a Riace ma avrebbe potuto affondare da qualsiasi altra parte. Esattamente come l'«Apollo di Piombino», una scultura greca di Rodi trovata nel mare di Populonia che se fosse recuperata oggi non sarebbe al Louvre ma a Piombino. O come l'«Atleta di Fano» attribuito a Lisippo e trovato davanti alla costa delle Marche: mica è marchigiano! Allo stesso modo, del resto, l'«Auriga di Delfi» forse fu fatto da uno scultore reggino...».


Non bastasse, il giorno dopo ecco intervenire la Confindustria calabrese per bocca di Giuseppe Nucera. Letale: «L'anteprima dei Bronzi animati è stata presentata a febbraio alla Bit di Milano. Sono state più le critiche che gli apprezzamenti e ci aspettavamo che l'esperimento sarebbe stato archiviato, come tanti altri di scarso successo. Riproporre su vasta scala uno spot di pessimo gusto è alquanto discutibile». Titolo del pezzo: «Ritirate lo spot sui Bronzi. Ci danneggia». Appello sottoscritto dall'archeologo (lui pure calabrese) Battista Sangineto. Che dopo avere citato Antonio Albanese definendo lo spot «qualunquemente autodenigratorio» dice che in quel filmino i nobili bronzi sembrano dei «tamarri». Peggio: «Assomigliano molto, nel tratto grafico e nell'ispirazione vagamente omoerotica, ad alcuni fumetti pornografici che, negli anni 70, avevano come protagonisti proprio i due Bronzi, all'epoca più famosi della Gioconda del Louvre». Implorazione finale: «Presidente Scopelliti, ritiri questa grottesca pubblicità».


Non fatichiamo a immaginare le reazioni: «Uffa!». Il guaio è che, come denuncia nel libro Statale 18 il calabrese Mauro Minervino, le ruspe se ne infischiano di quanto trovano scavando e chissenefrega se sotto c'è una necropoli. Però i nomi antichi ed evocativi delle elleniche Terina e Temesa piacciono assai come «claim di lusso» ai vandali del cemento «tutti in vena di citazioni classiche». Ed è tutto un fiorire di «Residence Magna Grecia», «Costa degli dei», «Appartamenti Olimpo», «Hotel Talao», «Ristorante Poseidon» che spuntano da ogni dove lungo una costa che, dice uno studio della stessa Regione, ha una casa abusiva ogni 150 metri. La sintesi è in un rapporto di Legambiente: la Calabria occupa un ventesimo del territorio nazionale e vi risiede un ventottesimo della popolazione ma ospita un settimo di tutte le illegalità nel ciclo del cemento.
Una situazione disperante, che tuttavia non ha insegnato molto a un pezzo della società calabrese. Basti ricordare che, a sostegno del demenziale «Europaradiso», lo spropositato mega villaggio più grande del Mediterraneo che un faccendiere estero appoggiato da ambienti ambigui vorrebbe costruire alle foci del fiume Neto, uno dei pochi «eden» ancora intatti della (ex) magnifica costa calabrese, è nato un comitato («Europaradiso o rivolta!») che si è spinto a fare una locandina surreale. Dove un signore barbuto punta il dito come lo zio Sam nei notissimi manifesti americani: «Voglio te!» E chi è quel signore in tunica? Pitagora! Pi-ta-go-ra!!! Ma è così che si attirano i turisti? O difendendo piuttosto le coste dagli Attila del calcestruzzo?

corriere.it


Il Papa-garitta/toilette ha fatto scuola...però nn è la prima volta che le pubblicità giocano a dissacrare le opere d'arte..io ricordo qualche spot della Rai mi pare con la Gioconda che faceva l'annunciatrice..qualcosa del genere..Sono i 2 milioni e mezzo di campagna pubblicitaria la vera barzelletta!
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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22/06/2011 13:16
 
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L''Autoritratto' di Vincent Van Gogh in realtà è il ritratto di suo fratello Theo

Amsterdam - (Adnkronos) - Lo afferma uno studio del Museo Van Gogh di Amsterdam: il taglio nitido della barba, il colore degli occhi e la forma arrotondata della curva delle orecchie sono tratti che Vincent non possedeva.


E' quanto sostengono gli esperti del Museo Van Gogh di Amsterdam, che custodisce la più grande collezione di dipinti e lettere dell'artista olandese, a conclusione di uno studio di 600 pagine, pubblicato dalla stessa istituzione.


Secondo un'opione corrente, Vincent Van Gogh non avrebbe mai dipinto Theo. Ma Louis van Tilborgh, uno dei principali specialisti del Museo insieme ad altri tre colleghi, ribalta questa opinione: il famoso quadro dipinto nel 1887, che raffigura un giovane uomo con un cappello di paglia e un elegante abito blu, sarebbe in realtà il ritratto dell'amato fratello minore, da cui il pittore dipendeva. ''Questa conclusione è basata sulle evidenti differenze tra i tratti dei volti dei due fratelli'', sottolinea un comunicato del Museo: la forma e il colore della barba, gli occhi, la forma del volto.


Il taglio nitido della barba e la forma arrotondata della curva delle orecchie sono tratti che Vincent ''non possedeva'', ha spiegato Louis van Tilborgh; anche la forma e il colore della barba di Theo ''più ocra che rosso sono un'altra indicazione'', così come ''il colore degli occhi e gli abiti indossati''. E poi: ''Il ritratto corrisponde alle foto di Theo che possediamo''.


Theo Van Gogh morì sei mesi dopo il suicidio del fratello avvenuto il 29 luglio 1890 nella campagna di Auvers-sur-Oise. Theo fu ricoverato in una clinica parigina per malattie mentali. Dopo un apparente miglioramento, si trasferì a Utrecht, dove si spense il 25 gennaio 1891. Nel 1914 le sue spoglie, per volontà della vedova, furono trasferite ad Auvers e tumulate accanto a quelle di Vincent.
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27/06/2011 13:51
 
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Palazzo Barberini torna a splendere:
1.550 opere metà delle quali mai viste


Dopo 62 anni, martedì, lo storico edificio romano verrà
inaugurato nella sua interezza con 10 nuove sale



ROMA - Quella d’Arte antica nella (nuova) Capitale è la prima Galleria nazionale dell’Italia unita: nasce nel 1893, 10 anni dopo che il Regno ha comprato Palazzo Corsini, presto rivelatosi insufficiente; per dotare Roma di un museo degno del nome, unica capitale occidentale a non possederlo, nel 1949 sarà acquistato Palazzo Barberini: e martedì, dopo 62 anni, sarà finalmente inaugurato nella sua interezza, con l’apertura del II piano; 10 nuove sale, che portano a 34 il totale: 1.500 opere esposte, tra cui 160 sono quelle nuove, del Settecento, «e metà mai viste», dice la direttrice Anna Lo Bianco. Perché arrivi anche il ristorante, bisognerà pazientare ancora un po’: si stanno per concludere le gare d’appalto.

Ma la carrellata dà il senso dell’arte d’allora: i Caravaggeschi, il fasto di Pietro da Cortona e Baciccio, Mattia Preti e Luca Giordano, Bernini e Sacchi, Benefial e Solimena, Canaletto e Van Wittel con le loro vedute, Pompeo Batoni e Angelica Kauffmann (che Goethe ricorda quando sta per di lasciare Roma, piantando due palme a Villa Malta, ci sono ancora, dove andavano a sospirare ogni domenica), fino all’ultima sala, dedicata alla donazione di Fabrizio Lemme, e viene in mente che anche il Louvre ne ha una a suo nome.

L’ala che si riapre era stata chiusa 20 anni fa per gravi dissesti; e completa il resto, anche con le sale strappate al Circolo Ufficiali che Alberto Ronchey aveva sfrattato, quando era ministro. All’ultimo piano, nell’altana, rimane ancora l’Istituto numismatico, ma è un altro discorso. Per il momento, gioiamo di quest’arte ritrovata; di un palazzo finalmente risorto. Con un ritratto del «padrone di casa» papa Urbano VIII, di Bernini; quattro Vedute di Venezia di Canaletto (nemmeno la città lagunare ne ha altrettante); i Gaulli (detto il Baciccio) già dei Chigi; tanti Benefial («un genio assoluto, un giorno, gli dedicherò una mostra», dice Anna Lo Bianco); un po’ di sano esotismo, che allora andava di moda; un «Camerino di chiaroscuro» tutto dipinto, e vuoto, che era l’appartamento della principessa; tanti eroi ed eroine della storia romana, «del grande barocco, a noi non manca davvero nulla», afferma la soprintendente al Polo museale romano, Rossella Vodret.

L’esordio di questo II piano è napoletano: Ribera, Salvator Rosa, Preti; il periodo in cui da tutta Europa si accorreva in Italia, per vedere come Caravaggio dipingeva. Poi, viene il lusso, di cui era grande interprete la Roma dei Papi; e nel David, Bernini lascia un autoritratto giovanile, mentre il Baciccio lo eterna e ne mostra l’insegmento del Ritratto di Clemente IX Rospigliosi. Bellissimo è un Sassoferrato, e Giovanni Rosa dipinge alla maniera di Van Dyck, tra i tanti illustri ospiti di quel periodo nella Penisola. E viene il momento dei neoclassici, come Anton Raphael Mengs, e della veduta (un genera nato a Roma, prima ancora che a Venezia): i Canaletto già dei Torlonia, e Van Wittel, sono accanto a Francesco Guardi e Bernardo Bellotto; le rovine di Giovanni Paolo Pannini alle Cascate dell’Aniene ad Tivoli e ad una Veduta di Ariccia di Jacob Philippe Hackert, è pittura dal vero. Si torna a Napoli (Solimena e De Mura), per giungere alle due collezioni esposte a parte. Due doni del duca di Cervinara Dimitri Sursock e dell’avvocato Fabrizio Lemme integrano le collezioni: autori come François Bucher, o Hubert Robert e tanti bozzetti importanti per la storia di Roma, modelli di pale o soffitti di parecchie chiese. Per finire, un po’ di Nord Italia, con opere di Giovan Battista Tiepolo, Fra Galgario, Pitocchetto, Giuseppe Maria Crespi.

Ovviamente, il Settecento non è il momento più alto della pittura, a Roma e in Italia: questi dipinti completano il fantastico percorso di quello terreno e del primo piano, da Raffaello a Caravaggio, Reni, Tiziano, Guercino e compagnia dipingente, oltre al salone di Pietro da Cortona che segna l’avvio grande Barocco. E regalano alla città, e al Paese, un’altra attrazione: «L’anno scorso, 100 mila visitatori», dice Lo Bianco. Con il ristorante, nuovo fulcro diverranno anche i giardini. Fino a pochi anni fa, qui abitavano un ex custode e un barbiere: un bentornato tra noi ad un palazzo.

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12/07/2011 16:43
 
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Ostia, sequestrato un 'colosso' di Caligola pronto per espatrio



.Roma, 12 lug. (TMNews) - Una colossale statua raffigurante l'imperatore romano Caligola (37-41 d.C) è stata recuperata lo scorso gennaio ad Ostia Antica dalla Guardia di Finanza di Roma poco prima che venisse, divisa in sezioni, stivata in un container e trasportata all'estero, insieme ad altri manufatti. La scultura proveniva da uno scavo clandestino in un terreno nel Comune di Nemi, vicino la capitale, in un'area boschiva mai censita tra i siti che testimoniano la presenza dell'imperatore Gaio Cesare Germanico, meglio conosciuto appunto come Caligola. La straordinaria scultura, in pregiatissimo marmo greco, mutila ed acefala, rappresenta Caligola seduto in trono come Zeus, con la tipica 'caliga' al piede sinistro, la calzatura dei legionari che l'imperatore indossava fin dall'infanzia e che gli ha dato quel soprannome con cui è poi passato alla storia. I finanzieri hanno sequestrato il basamento (130 x 115 x 80 cm), cui mancava il busto e la testa (poi ritrovata). Si ipotizza che, ricomposta, la statua sia alta circa 3 metri. Le indagini sono state svolte dal Gruppo Tutela patrimonio archeologico delle Fiamme gialle e sono state coordinate dalle Procure di Roma e Velletri. Due 'tombaroli' di Velletri, responsabili dello scavo clandestino, sono stati denunciati per violazione in materia di ricerche archeologiche e impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato, rispetto al D.Lgs. 42/2004 ('Codice Urbani'). "Il sospetto che abbiamo è che l'opera fosse destinata al centro Europa, forse alla Svizzera, dove magari c'era un intermediario pronto a piazzarla sui mercati asiatici o arabi: sono opere difficili da tenere in Europa", dice a TMNews il tenente colonnello Gavino Putzu, capo ufficio operazioni del Nucleo polizia tributaria di Roma. Data la straordinaria importanza della statua, e la convinzione dei funzionari della Soprintendenza per i Beni archeologici del Lazio che il luogo del rinvenimento potesse nascondere altre testimonianze del passato, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha disposto l'esecuzione di uno scavo scientifico d'urgenza, avviato lo scorso 11 aprile anche per trovare le sezioni mancanti della scultura. Fin dai primi giorni di scavo l'area ha restituito le vestigia di un complesso ambiente termale, probabile pertinenza del ninfeo di una villa. Quello di Nemi, infatti, in età imperiale era già conosciuto come luogo di villeggiatura della gens Iulio-Claudia. Oltre ai resti di superfetazioni ed all'impluvium di un articolato apparato residenziale, sono state scoperte numerose parti riconducibili alla statua dell'Imperatore Caligola sequestrata, tra cui la testa ritratto rotolata in un angolo della vasca. Nel complesso sono stati recuperati oltre 250 manufatti di interesse storico archeologico. Al termine del restauro la statua di Caligola verrà sarà esposta nel Museo delle Navi Romane di Nemi, ad un passo dalla leggendaria residenza che l'Imperatore volle farsi costruire sulle rive del lago, con l'orizzonte aperto sulla natia Anzio.

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che figli di buona donna che esistono..
la cosa "divertente" è che i tombaroli conoscevano il posto e sapevano della statua, il Ministero no..
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28/07/2011 21:00
 
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«Rivogliamo la Gioconda in Italia! Raggiungiamo quota 500.000».


Partita la raccolta di firmeper il rientro della Gioconda
Il celebre quadro di Leonardo, custodito al Louvre


È partita questa mattina da Piazza Santa Maria Novella, a Firenze, la raccolta ufficiale di firme per il rientro della Gioconda a Firenze nel 2013. Esattamente un secolo dopo l’esposizione di Monna Lisa nella Galleria degli Uffizi, avvenuta nel 1913. Lo scopo, spiega una nota, è quello di consegnare una petizione di oltre centomila firme ai ministri della Cultura di Italia e Francia, e al museo parigino del Louvre, con l’obiettivo di chiedere il rientro del celebre quadro di Leonardo a Firenze, un secolo dopo la sua esposizione nella Galleria degli Uffizi avvenuta nel 1913.

La raccolta firme, che durerà 6 mesi, si svolgerà contemporaneamente in molte città d’Italia e viaggerà anche su internet, coinvolgendo il variegato mondo della rete, includendo potenti social network come Facebook che ha già lanciato una pagina (con 75.000 utenti iscritti) «Rivogliamo la Gioconda in Italia! Raggiungiamo quota 500.000».

«Le adesioni sono raccolte anche in Francia - spiega Silvano Vinceti, presidente del comitato promotore per il rientro del dipinto -. A Parigi, per esempio, grazie all’impegno di alcuni storici dell’arte come Jean Luc Angrand, si sta portando avanti la nostra petizione». La Provincia di Firenze «sostiene il progetto, insieme alla Soprintendenza al Polo Museale di Firenze, per valutare la possibilità di realizzare il Museo Leonardo Pittore a Firenze, ritagliando un adeguato spazio all’interno di San’Orsola - fa sapere l’assessore provinciale al patrimonio e all’edilizia, Stefano Giorgetti -. L’obiettivo è quello di creare un articolato percorso museale che, partendo dall’ex convento di Sant’Orsola (dove sono in corso gli scavi per ritrovare i resti ossei di Lisa Gherardini) arrivi fino a Vinci con le macchine di Leonardo».

Intanto la Provincia (proprietaria dell’ex convento di via Guelfa) ha dato atto di indirizzo affinchè sia definito un progetto complessivo che abbia al centro il proseguimento degli scavi già avviati in tutta la superficie della Chiesa di Sant’Orsola. Ma si è anche impegnata a finanziare gli scavi nella zone del chiostro, così come previsto dall’accordo con la Soprintendenza.

lastampa.it
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28/07/2011 21:01
 
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«Rivogliamo la Gioconda in Italia! Raggiungiamo quota 500.000».


Partita la raccolta di firmeper il rientro della Gioconda
Il celebre quadro di Leonardo, custodito al Louvre


È partita questa mattina da Piazza Santa Maria Novella, a Firenze, la raccolta ufficiale di firme per il rientro della Gioconda a Firenze nel 2013. Esattamente un secolo dopo l’esposizione di Monna Lisa nella Galleria degli Uffizi, avvenuta nel 1913. Lo scopo, spiega una nota, è quello di consegnare una petizione di oltre centomila firme ai ministri della Cultura di Italia e Francia, e al museo parigino del Louvre, con l’obiettivo di chiedere il rientro del celebre quadro di Leonardo a Firenze, un secolo dopo la sua esposizione nella Galleria degli Uffizi avvenuta nel 1913.

La raccolta firme, che durerà 6 mesi, si svolgerà contemporaneamente in molte città d’Italia e viaggerà anche su internet, coinvolgendo il variegato mondo della rete, includendo potenti social network come Facebook che ha già lanciato una pagina (con 75.000 utenti iscritti) «Rivogliamo la Gioconda in Italia! Raggiungiamo quota 500.000».

«Le adesioni sono raccolte anche in Francia - spiega Silvano Vinceti, presidente del comitato promotore per il rientro del dipinto -. A Parigi, per esempio, grazie all’impegno di alcuni storici dell’arte come Jean Luc Angrand, si sta portando avanti la nostra petizione». La Provincia di Firenze «sostiene il progetto, insieme alla Soprintendenza al Polo Museale di Firenze, per valutare la possibilità di realizzare il Museo Leonardo Pittore a Firenze, ritagliando un adeguato spazio all’interno di San’Orsola - fa sapere l’assessore provinciale al patrimonio e all’edilizia, Stefano Giorgetti -. L’obiettivo è quello di creare un articolato percorso museale che, partendo dall’ex convento di Sant’Orsola (dove sono in corso gli scavi per ritrovare i resti ossei di Lisa Gherardini) arrivi fino a Vinci con le macchine di Leonardo».

Intanto la Provincia (proprietaria dell’ex convento di via Guelfa) ha dato atto di indirizzo affinchè sia definito un progetto complessivo che abbia al centro il proseguimento degli scavi già avviati in tutta la superficie della Chiesa di Sant’Orsola. Ma si è anche impegnata a finanziare gli scavi nella zone del chiostro, così come previsto dall’accordo con la Soprintendenza.

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28/07/2011 21:19
 
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si',ripijamose tutto,corsica,istria e tutto il resto... [SM=x2478856]

x me non ce la daranno mai.
OFFLINE
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29/07/2011 09:56
 
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gliel'ha regalata Leonardo coglioni!
casomai richedete altra roba, quella che ci hanno rubato, ma la Gioconda è in Francia per un atto Volontario del suo creatore.


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